"RIGHT IS RIGHT, LEFT IS WRONG"

domenica 23 maggio 2010

OBAMA IL PACIFICATORE

L’Iran è in marcia. Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha ancora una volta sfidato l’Occidente e il presidente Obama nel suo piano per acquisire armi nucleari. L’uomo forte fascista persiano è a pochi passi dal dotare di armi nucleari il suo regime rivoluzionario sciita al fine di distruggere Israele e di ricattare l’Occidente.
    In settimana, l’Iran ha sottoscritto un importante accordo nucleare con la Turchia e con il Brasile che autorizza Teheran a tenere in deposito le sue scorte di uranio a basso arricchimento in un Paese terzo in cambio del 20% di uranio arricchito che andrà ad alimentare un reattore destinato alla ricerca medica. L’accordo è molto simile a quello offerto dall’amministrazione Obama in ottobre.
    Anche se c’è una differenza cruciale: avendo fatto grossi passi avanti nella possibilità di dotarsi di uranio arricchito, l'Iran ha scorte nucleari a sufficienza per costruirsi una bomba. In altre parole l’accordo dà all’Iran la copertura diplomatica necessaria a sostenere di stare collaborando con la comunità internazionale mentre, ciononostante, sta perseguendo le sue ambizioni nucleari.
    Ahmadinejad ha ancora una volta manipolato Obama. Il dittatore nazi-persiano si è mostrato più scaltro e più muscoloso delle colombe della sinistra transnazionale. Sul programma nucleare iraniano è riuscito a dividere l’opinione pubblica mondiale. Invece che isolarsi sempre più diplomaticamente, l’Iran sta attirando dalla sua parte Paesi tradizionalmente alleati degli Stati Uniti come la Turchia e il Brasile. La politica d'impegno diplomatico di Obama ha fallito miseramente.
    La reazione del Segretario di Stato Hillary Clinton è stata quella di fare ulteriori pressioni perché l’ONU approvi un piano di sanzioni contro l’Iran. L’Amministrazione si vanta di avere conquistato l’appoggio di Cina e Russia. Resta il fatto che quelle sanzioni sono per lo più simboliche: una dimostrazione dell’unità delle grandi potenze contro la spinta di Teheran per procurarsi la bomba. Ma non mostra abbastanza i denti da convincere i mullah irariani ad abbandonare i loro programmi nucleari. È il trionfo dell’apparenza sulla sostanza.
    Nel corso degli ultimi sedici mesi, la politica estera di Obama è stata all’insegna della diplomazia del nucleare. A differenza del “cowboy unilateralista”, l’ex presidente George W. Bush, Obama ha auspicato di assicurare la pace al mondo mediante la diplomazia del multilateralismo. L’amministrazione Obama aveva promesso che l'uso del “potere morbido” — negoziati e pressioni di natura economica — avrebbe tenuto l’Iran a bada.
    Ecco perché Obama ha diminuito il sostegno dell’America al movimento dissidente democratico iraniano che ha messo in discussione l'esito fraudolento delle elezioni dell’anno scorso e si rifiuta di condannare lo Stato islamico di polizia di Teheran. La sua mano è rimasta tesa, nonostante Ahmadinejad lo abbia pubblicamente e costantemente criticato fino allo scherno in pubblico.
    Obama ha sacrificato i diritti umani e la promozione della democrazia sull’altare dell'appeasement.
    Il risultato è un Iran ancora più forte. La mossa diplomatica di Obama sta conducendo a un disastro geopolitico. Negli ultimi sedici mesi l’Iran ha triplicato le scorte di uranio arricchito. Ha acquistato componenti-chiave per le armi nucleari come i meccanismi d'innesco di una bomba. Ha acquisito la capacità di sviluppare in maniera autosufficiente un sistema di missili nucleari. Sta costruendo sottobanco un numero sempre maggiore di impianti nucleari. Ha rinforzato la sua presa su Hamas e su Hezbollah e ha trasformato il sud del Libano in uno mini-Stato controllato da Hezbollah. Ha fatto della Siria una sorta di vassallo politico. Aiuta i talebani in Afghanistan. Si sta ritgliando una sfera di influenza in Iraq. Sta costruendo un’alleanza anti-americana con il Venezuela di Hugo Chavez. In breve, il vuoto di potere statunitense in Medio Oriente è riempito dal radicalismo islamico espansionista di Teheran.
    Ahmadinejad è l’Hitler del nostro tempo. Il tiranno nazi-persiano è uno sciita rivoluzionario che vuole instaurare un impero musulmano mondiale. Il suo obiettivo confessato è di favorire, facendogli da apripista, la venuta del messia islamico, il cosiddetto “Imam nascosto” che arriverà solamente quando la Terra sarà consumata in “una grande palla di fuoco”. E sarà il fuoco dell’Armageddon nucleare. Per Ahmadinejad, l’Iran deve ottenere la bomba al fine di garantire la vittoria finale dei musulmani sugli infedeli.
    Ecco perché ha auspicato la “cancellazione di Israele dalle carte geografiche”. Per la stessa ragione invoca la distruzione dell’Occidente e specialmente del suo paladino più forte, l’America. Ahmadinejad non è un tradizionale imperialista persiano, e nemmeno un dittatore mediorientale di vecchio stampo: è un pazzo apocalittico, che vuole diffondere la sharia sui “cadaveri imputriditi” degli ebrei e dei cristiani. Il suo regime costituisce una minaccia mortale per il mondo.
    Obama si è rivelato un pasticcione proprio con la più seria delle sfide di politica estera che si è trovato ad affrontare da quando ha assunto l’incarico. Il tempo per la diplomazia è finito. Solo l'azione militare ora può fermare Ahmadinejad.

[L'articolo è stato pubblicato su The Washington Times il 21-5-2010]

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