Il cristianesimo sta morendo. Se una volta rappresentava il bastione della civiltà occidentale, ora è un pietoso residuato della sua passata grandezza in forte ripiegamento in tutto l’Occidente.
Lo scandalo degli abusi sessuali sta devastando la Chiesa cattolica, infangando lo stesso Papa Benedetto XVI. La Chiesa anglicana è stata svuotata e ha perso adepti perché sta cedendo ai venti liberal che soffiano in direzione dell’ordinazione femminile e dei diritti degli omosessuali. Molte denominazioni protestanti stanno abbandonando la fede e il loro zelo missionario, spostandosi verso l’ambientalismo chic e un socialismo annacquato, altrettanti sostituti a buon mercato del Vangelo tradizionale. L’Europa, antica roccaforte del cristianesimo, si è trasformata in una civiltà secolare neo-pagana: per gli europei Dio è morto ed è stato sostituito dall’uomo materialista.
La marea secolaristica ha colpito e sommerso anche l’America. Fin dagli anni 1960, gli Stati Uniti sono stati vittima della rivoluzione sessuale che esalta l’edonismo e la liberazione individuale. La pornografia, l’aborto, l’omosessualismo, la promiscuità, l’epidemia di Aids, il crescente numero di nascite fuori del matrimonio, le vertiginose percentuali di divorzi e di rotture del patto familiare sono i frutti avvelenati della “Playboy philosophy”: la morale di Mtv è “in”, mentre Gesù è “out”.
La guerra scatenata dai liberal contro il cristianesimo ha tuttavia raggiunto un nuovo e più pericoloso livello, un livello che sconfina nel totalitarismo morbido. Di recente, la città di Davenport, in Iowa, ha rimosso il Venerdì Santo dal calendario municipale. La Commissione per i Diritti Civili di Davenport ha cercato infatti di cambiare il nome della festa in uno meno “divisivo” e più ecumenico. Quindi ha mandato un promemoria agl’impiegati municipali stabilendo che il Venerdì Santo sarebbe stato ufficialmente celebrato come “Festa della primavera”. L’amministrazione della cittadina ha sottolineato che celebrare il Venerdì Santo avrebbe violato il principio di separazione fra Chiesa e Stato.
«Abbiamo solo formulato una raccomandazione affinché il nome fosse cambiato in un altro diverso da Venerdì Santo. La nostra Costituzione fa appello alla separazione di Chiesa e Stato e Davenport si propone come città aperta a tutte le diversità: dati tutti i diversi tipi di culture religiose ed etniche che vi sono presenti, abbiamo consigliato di cambiare», ha detto Tim Hart, presidente della commissione.
Ma, a seguito al moto d’indignazione sollevatosi fra i cristiani, il consiglio ha poi deciso di risuscitare il nome di Venerdì Santo e i secolaristi multiculturalisti di Davenport sono stati sconfitti, almeno per ora.
Questa controversia è peraltro un segnale minaccioso: la sinistra è determinata a estirpare le festività e i simboli cristiani dalla nostra società. I liberal sono intenzionati a sopprimere i valori tradizionali e a spingere i cristiani sottoterra. La sinistra americana sta ricalcando le orme vergognose — e ben più sanguinose — dei regimi marxisti. Invece di sradicare la fede religiosa per mezzo della canna del fucile, i sinistrorsi usano i diktat della burocrazia e la propaganda di massa.
Il risultato è il medesimo: il cristianesimo gradualmente viene espunto dallo spazio pubblico. Le celebrazioni natalizie sono diventate offensive: dire “buon Natale” è oggi considerato politicamente scorretto: il saluto appropriato è “buone feste”. I dieci comandamenti non possono essere più esposti nelle sale pubbliche o nelle aule scolastiche. La preghiera è stata bandita dalla scuola pubblica. I cristiani sono regolarmente derisi nei film e in Tv. I dollari dei contribuenti sono usati per finanziare “arti” che raffigurano Cristo in forme diffamatorie. Hollywood produce film — come Angeli e demoni — che ritraggono la Chiesa cattolica come una istituzione repressiva, sinistra e primitiva.
L’intolleranza anticristiana è l’ultima moda dell’odio. È facile per i cristofobi di Davenport prendersela con il Venerdì Santo: che cosa può accadere nel peggiore dei casi? Telefonate ed e-mail di persone arrabbiate? assemblee presso il municipio? forse qualche protesta pubblica? Ma, alla fine, i membri progressisti della commissione sono sicuri che non pagheranno un prezzo alto, anzi saranno celebrati dalle élite liberal per i loro “ideali illuminati”.
All’islam però non si applicano i medesimi standard di comportamento. Per paura di offendere i musulmani ed eventualmente di scatenare una fatwa contro di loro i multiculturalisti di Davenport non oseranno mai, per dire, rimuovere il Ramadan dal calendario e ribattezzarlo “mese del digiuno”. L’istinto di conservazione — e la vigliaccheria — sconsigliano loro di non attaccare certe religioni.
I cristiani, invece, sono un bersaglio facile. Non credono nel jihad o nel terrorismo suicida. Al contrario degl’islamisti radicali, essi sposano lo Stato di diritto e i diritti umani. Accettano la persecuzione, anche quella sanzionata dallo Stato, come parte del loro bagaglio religioso. I liberal sono consapevoli che il cristianesimo è una vera “religione di pace”: ecco perché non temono di sporcarla sistematicamente.
I padri fondatori sottolineavano che la nostra Repubblica costituzionale dipende da una società vigorosamente religiosa. «La nostra Costituzione è stata fatta solo per un popolo morale e religioso», ha detto John Adams, ed «è del tutto inadatta a governare qualsiasi altra cosa».
Ma i padri fondatori non erano dei secolaristi. Al contrario, erano dei devoti cristiani (eccetto alcuni deisti illuminati come Thomas Jefferson), che temevano l’istituzionalizzazione di una chiesa, specialmente della Chiesa d’Inghilterra, che perseguitava i dissidenti. L’avrebbero considerata una cosa stravagante e disgustosa se fossero stati testimoni di come il concetto di separazione di Chiesa e Stato si sia tradotto ai nostri giorni in una forma di secolarismo radicale e di pregiudizio anticristiano.
La nostra eredità giudeo-cristiana è il pilastro del nostro governo costituzionale per una semplice ragione: riconosce la natura trascendente dell’uomo. Le nostre libertà fondamentali derivano da Dio onnipotente e non dallo Stato. Ecco perché i diritti individuali — alla vita, alla libertà e alla proprietà — sono altrettanti antemurali essenziali contro il potere dello Stato: quello che Dio ha dato, nessun uomo o regime può toglierlo. Una volta che l’America perdesse la sua identità cristiana, perderebbe inevitabilmente anche le sue libertà.
La cristianofobia è la base del “liberalismo” moderno. I sinistrorsi progressisti sono intenzionati a distruggere l’America tradizionale e le sue istituzioni delle origini: la Costituzione, il capitalismo, la sovranità nazionale e la famiglia. Ecco perché hanno dichiarato guerra al cristianesimo. Se i cristiani non si svegliano dalla loro apatia e non prendono posto su una barricata ideale, saranno di nuovo ricacciati nelle catacombe. E la loro sconfitta segnerà anche la fine della nostra grande Repubblica.
Dobbiamo fieramente opporci contro chiunque tenti di degradare la nostra eredità cristiana. Dobbiamo riconoscere in lui l’ultima forma di fanatismo e di odio che si possa identificare: la cristianofobia. Abbiamo il diritto di abbracciare Cristo non meno di quanto loro abbiano il diritto di abbracciare uno stile di vita perverso.
[L’articolo è stato pubblicato su The Washington Times del 2 aprile 2010]
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